Pesci, il dodicesimo segno, completa il ciclo astrologico e lo porta al culmine. Il suo glifo, con due semicerchi opposti uniti da una barretta, mostra un ovvio dualismo, benedetto tuttavia dalla presenza aggregante di una terza parte. Il glifo rappresenta anche un portale verso l’ultima, cruciale e complessa zona dello zodiaco. Qui la coscienza straripa dai suoi sterili limiti, riversandosi nel mistero della profondità multidimensionale, la corrente continua di amore incondizionato o, in termini biblici, il Regno di Dio.
Il viaggio attraverso i Pesci offre il più ampio scenario di benedizioni, come pure di rancori. Padroneggiare i Pesci è la sfida finale sul sentiero della guarigione. Coloro che hanno successo in tale valorosa impresa potrebbero non tornare più a questa realtà separata, a meno che compassionevolmente scelgono di aiutare gli altri e operare come Bodhisattva. L’essenza di un Bodhisattva è espressa in questi versi di un importante testo del buddhismo tibetano “Sino a quando esisterà lo spazio e sino a quando vi saranno esseri viventi, sino ad allora possa anch’io essere presente, per poter eliminare le sofferenze del mondo” (Bodhisattvacharyavatara,10:55).
Tenendo presente che può essere possibile fornire un utile aiuto anche senza tornare indietro, il fatto di non offrire assistenza al nostro mondo separato, non denota automaticamente mancanza di compassione. La natura illusoria della nostra realtà è tale che, una volta che il ricercatore emerge nel regno dell’unità, la separazione diventa inconcepibile, mentre il mondo frammentato umano nel quale prima credeva di vivere svanisce a tutti i livelli. Brandelli di memoria rimangono, ma solo come fugaci distrazioni, incubi momentanei, non degni d’attenzione e ben presto cancellati per sempre. Il ricercatore si sveglia da un sogno e non c’è un modo o un punto per tornare al sogno, a meno che non decide di addormentarsi di nuovo, il che in ogni caso lo farà finire in un sogno diverso, forse con personaggi paralleli, ma che recitano altri ruoli.
I Pesci sono il portale sia del risveglio sia del sogno, della chiarezza e del caos, della redenzione e della dannazione, l’onnipotente varco, che annuncia l’estremo sacrificio dell’ego e la redenzione dell’anima, oppure un altro riciclaggio dell’ego e la perdita dell’anima. In qualunque caso, persino se l’anima si perde di nuovo e l’ego continua a governare supremo, nei Pesci rilascio e dissoluzione sono inevitabili.
Mentre con l’Acquario le vecchie strutture e tutto ciò che non serve più è scosso e frantumato, con i Pesci c’è un periodo di preparazione, un intermezzo per sbarazzarsi dei detriti dell’irrisolto e creare il nuovo. Tuttavia, se questo non accade, e il nuovo si mescola con il non risolto, seguono confusione e allucinazioni, che è la famosa ombra dei Pesci. A causa del suo ruolo cruciale, il periodo dei Pesci ha sempre rivestito una funzione iniziatica, che nella Cristianità è riflessa nel periodo purificatorio della Quaresima, culminante con la Pasqua.
Il segno dei Pesci è il più controverso, e qui non mi riferisco a coloro che nell’astrologia tradizionale sono definiti Pesci. Ognuno di noi ha una zona Pesci nella sua identità, indipendentemente dal fatto che il segno dei Pesci sia prominente o meno nella carta. Si tratta di un’area di sacrificio e disintegrazione, uno spazio in cui tutti i presupposti e le certezze si dissolvono, di fronte a un profondo senso di vuoto, che è la soglia del regno dell’unità, Dio, l’Amore incondizionato che tutti noi autenticamente desideriamo. Tuttavia su questa soglia amore e paura, santità e dannazione, e tutti i possibili opposti, rappresentano l’ultimo atto del gioco. Uno a uno inevitabilmente emergono, e definitivamente si uniscono nel loro pristino mazzo di carte, rimescolandosi e preparando tuttavia un’altra vana partita.
I Pesci segnano l’ultimo cambiamento, il completamento di un ciclo, l’annientamento d’ogni forma precedente e il trasferimento dell’essenza nel ciclo seguente. Agli occhi della realtà ordinaria il ciclo conclusivo può apparire come un segno di desolazione, sacrificio, abbandono o addirittura tradimento. Dalla prospettiva interiore è in verità il segno della vera illuminazione, un’inversione di marcia nella coscienza, dove le cose sono viste capovolte o in modo controverso, proprio come la carta dei tarocchi dell’Appeso, tradizionalmente associato a Nettuno, il governatore dei Pesci, ed anche a Giuda Iscariota, il più famigerato dei 12 apostoli.
Sebbene siano date diverse corrispondenze per l’associazione dei 12 apostoli ai segni dello zodiaco, tutte sembrano concordare nell’assegnare Giuda ai Pesci. Un riferimento tradizionale si trova in Matteo 10.2-4: “Ora i nomi dei dodici apostoli sono questi: il primo, Simone, detto Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo, e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo di Alfeo, e Lebbeo, chiamato per soprannome Taddeo; Simone il Cananita e Giuda Iscariota, che poi lo tradì”. Di conseguenza Ariete, il primo segno dello zodiaco sta per Pietro, il primo e il più importante degli apostoli, mentre Pesci, il dodicesimo segno è associato a Giuda Iscariota, l’ultimo e il più tristemente famoso degli apostoli.
Tra gli apostoli Giuda ovviamente si distingue come il più singolare. Oltre a essere l’unico apostolo privo di santità è anche uno degli uomini più disprezzati e condannati della storia. Quando ho letto per la prima volta dell’assegnazione di Giuda ai Pesci, rifiutai di accettarla, perché la ritenevo un’ingiustizia per i nati di quel segno. Tuttavia questa considerazione era ancora basata sul mio presupposto che Giuda fosse cattivo e che sarebbe stato ingiusto per un segno dello zodiaco essere associato a lui.
Tutti i Vangeli ufficiali e le cronache cristiane mostrano Giuda come un traditore che consegnò Gesù a coloro che lo crocifissero. Per “trenta pezzi d’argento” tradì Gesù identificandolo con un bacio in presenza dei soldati romani. Più tardi restituì il denaro e si suicidò. Tutto questo sembra davvero troppo da sopportare per i Pesci, tuttavia il punto è che i Pesci sono anche maestri di farsa e commedia.
Il Vangelo di Giuda, scoperto e autenticato recentemente, fornisce una visione alternativa. Questo testo descrive Giuda come un traditore strategico che agì su richiesta di Gesù. Secondo questo testo Giuda viene descritto come il discepolo più vicino a Gesù e l’unico in grado di comprendere davvero il lavoro di Cristo. Nel passaggio più controverso Gesù dice a Giuda, “Tu sarai al di sopra di tutti loro. Perchè tu sacrificherai l’uomo che mi riveste”. Per occhi convenzionali questo è tradimento, ma tra Gesù e Giuda è un accordo sacro. Una visione simile viene data nel romanzo di Nikos Kazantzakis, L’Ultima Tentazione di Cristo e nell’adattamento cinematografico di Martin Scorsese, in cui Giuda, come il più intimo amico di Gesù, compie il destino di Cristo di morire sulla croce e diventa il catalizzatore dell’evento che secondo la cristianità ha portato la salvezza a tutto il genere umano.
Nei Vangeli canonici Gesù dichiara “Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!” (Marco 14:20). Data l’accusa di “traditore” di Gesù, Giuda ha sicuramente avuto un terribile destino in questo mondo. Tuttavia la parola greca paradidomi, usata diverse volte nel Vangelo, il cui significato è in primo luogo “cedere, consegnare” o “trasmettere come pure rimettere a per prendersi cura di” e secondariamente “tradire”, viene tradotta “tradire” solo in relazione a Giuda e “cedere, consegnare” in tutte le altre circostanze.
Il punto per me in questo caso non è alimentare futili controversie riguardanti la riabilitazione di Giuda. Dopo tutto anche la Chiesa Cristiana tradizionale ammonisce di non demonizzare la malizia di Giuda. “Egli è stato scelto da Cristo per essere uno dei dodici. Questa scelta, può essere detto in modo sicuro, implica alcune buone qualità e il dono di grazie non da poco.” (The Catholic Encyclopedia). Lo scopo qui è esplorare umilmente la natura intima dei Pesci. Poiché rappresenta la parte finale del viaggio mi aspetto che, almeno per quelli di noi che sono ancora sulla via del ritorno, qualcosa di molto misterioso e incomprensibile possa accadere a questo punto.
Nei Pesci deve esserci un passaggio verso la disintegrazione, una zona “Polvere sei e polvere ritornerai”, che potenzialmente può liberarci infine dalla percezione della separazione. Qui l’ego può senza dubbio disintegrarsi, annientando ogni traccia di paura e dolore, e svelando l’immacolata realtà dell’amore. Tuttavia, se crolliamo per il terrore che quella disintegrazione apparentemente implica, può accadere radicalmente l’opposto, come essere inghiottiti ancora una volta dall’ego e riciclati nel mondo separato.
Il bacio di Giuda sta all’ingresso dei Pesci, una soglia d’inevitabile dissoluzione, che rappresenta sia il culmine della miseria sia il trionfo dell’amore. L’ego è destinato al dolore, alla paura e all’auto-distruzione, ed è ciò che continua a riciclare ripetutamente. Sulla soglia finale dei Pesci affrontiamo il culmine di questa paura. Qui possiamo soccombere soli nella paura più profonda, fornendo concime al mondo separato, o trovare solido rifugio nel Dio amorevole, svegliandoci al vero mondo. In ogni caso, il mondo separato non sarà mai in grado di cogliere il mistero di questa zona cruciale. Qui ci abbandoniamo alla genuina totalità del nostro essere, e anche se il mondo ci maledice o ci santifica, se siamo celebrati come salvatori o condannati come traditori, troveremo rifugio nell’Amato e sveleremo infine il vero desiderio del nostro cuore.
Dio è un mistero, e la vita, come ognuno di noi, è pure un mistero. Tutto quello che dobbiamo fare è permettere al mistero di rivelarsi e lasciare che ci sia. Così permettiamo a Dio di essere Dio, e accettiamo di stare alla sua presenza, e alla presenza di chiunque ci circonda, inclusi noi stessi. Quest’attitudine si sviluppa attraverso la pratica regolare, distaccandosi provvisoriamente e ripetutamente dal dramma della realtà consensuale. La chiamata finale dei Pesci è diventare completamente svegli al mistero, rivelare noi stessi perdendoci nella totalità dell’esistenza, per scoprire la nostra parte decisiva in questa totalità, e ricevere infine il Bacio di Dio.
Il viaggio attraverso i Pesci offre il più ampio scenario di benedizioni, come pure di rancori. Padroneggiare i Pesci è la sfida finale sul sentiero della guarigione. Coloro che hanno successo in tale valorosa impresa potrebbero non tornare più a questa realtà separata, a meno che compassionevolmente scelgono di aiutare gli altri e operare come Bodhisattva. L’essenza di un Bodhisattva è espressa in questi versi di un importante testo del buddhismo tibetano “Sino a quando esisterà lo spazio e sino a quando vi saranno esseri viventi, sino ad allora possa anch’io essere presente, per poter eliminare le sofferenze del mondo” (Bodhisattvacharyavatara,10:55).
Tenendo presente che può essere possibile fornire un utile aiuto anche senza tornare indietro, il fatto di non offrire assistenza al nostro mondo separato, non denota automaticamente mancanza di compassione. La natura illusoria della nostra realtà è tale che, una volta che il ricercatore emerge nel regno dell’unità, la separazione diventa inconcepibile, mentre il mondo frammentato umano nel quale prima credeva di vivere svanisce a tutti i livelli. Brandelli di memoria rimangono, ma solo come fugaci distrazioni, incubi momentanei, non degni d’attenzione e ben presto cancellati per sempre. Il ricercatore si sveglia da un sogno e non c’è un modo o un punto per tornare al sogno, a meno che non decide di addormentarsi di nuovo, il che in ogni caso lo farà finire in un sogno diverso, forse con personaggi paralleli, ma che recitano altri ruoli.
I Pesci sono il portale sia del risveglio sia del sogno, della chiarezza e del caos, della redenzione e della dannazione, l’onnipotente varco, che annuncia l’estremo sacrificio dell’ego e la redenzione dell’anima, oppure un altro riciclaggio dell’ego e la perdita dell’anima. In qualunque caso, persino se l’anima si perde di nuovo e l’ego continua a governare supremo, nei Pesci rilascio e dissoluzione sono inevitabili.
Mentre con l’Acquario le vecchie strutture e tutto ciò che non serve più è scosso e frantumato, con i Pesci c’è un periodo di preparazione, un intermezzo per sbarazzarsi dei detriti dell’irrisolto e creare il nuovo. Tuttavia, se questo non accade, e il nuovo si mescola con il non risolto, seguono confusione e allucinazioni, che è la famosa ombra dei Pesci. A causa del suo ruolo cruciale, il periodo dei Pesci ha sempre rivestito una funzione iniziatica, che nella Cristianità è riflessa nel periodo purificatorio della Quaresima, culminante con la Pasqua.
Il segno dei Pesci è il più controverso, e qui non mi riferisco a coloro che nell’astrologia tradizionale sono definiti Pesci. Ognuno di noi ha una zona Pesci nella sua identità, indipendentemente dal fatto che il segno dei Pesci sia prominente o meno nella carta. Si tratta di un’area di sacrificio e disintegrazione, uno spazio in cui tutti i presupposti e le certezze si dissolvono, di fronte a un profondo senso di vuoto, che è la soglia del regno dell’unità, Dio, l’Amore incondizionato che tutti noi autenticamente desideriamo. Tuttavia su questa soglia amore e paura, santità e dannazione, e tutti i possibili opposti, rappresentano l’ultimo atto del gioco. Uno a uno inevitabilmente emergono, e definitivamente si uniscono nel loro pristino mazzo di carte, rimescolandosi e preparando tuttavia un’altra vana partita.
I Pesci segnano l’ultimo cambiamento, il completamento di un ciclo, l’annientamento d’ogni forma precedente e il trasferimento dell’essenza nel ciclo seguente. Agli occhi della realtà ordinaria il ciclo conclusivo può apparire come un segno di desolazione, sacrificio, abbandono o addirittura tradimento. Dalla prospettiva interiore è in verità il segno della vera illuminazione, un’inversione di marcia nella coscienza, dove le cose sono viste capovolte o in modo controverso, proprio come la carta dei tarocchi dell’Appeso, tradizionalmente associato a Nettuno, il governatore dei Pesci, ed anche a Giuda Iscariota, il più famigerato dei 12 apostoli.
Sebbene siano date diverse corrispondenze per l’associazione dei 12 apostoli ai segni dello zodiaco, tutte sembrano concordare nell’assegnare Giuda ai Pesci. Un riferimento tradizionale si trova in Matteo 10.2-4: “Ora i nomi dei dodici apostoli sono questi: il primo, Simone, detto Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo, e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo di Alfeo, e Lebbeo, chiamato per soprannome Taddeo; Simone il Cananita e Giuda Iscariota, che poi lo tradì”. Di conseguenza Ariete, il primo segno dello zodiaco sta per Pietro, il primo e il più importante degli apostoli, mentre Pesci, il dodicesimo segno è associato a Giuda Iscariota, l’ultimo e il più tristemente famoso degli apostoli.
Tra gli apostoli Giuda ovviamente si distingue come il più singolare. Oltre a essere l’unico apostolo privo di santità è anche uno degli uomini più disprezzati e condannati della storia. Quando ho letto per la prima volta dell’assegnazione di Giuda ai Pesci, rifiutai di accettarla, perché la ritenevo un’ingiustizia per i nati di quel segno. Tuttavia questa considerazione era ancora basata sul mio presupposto che Giuda fosse cattivo e che sarebbe stato ingiusto per un segno dello zodiaco essere associato a lui.
Tutti i Vangeli ufficiali e le cronache cristiane mostrano Giuda come un traditore che consegnò Gesù a coloro che lo crocifissero. Per “trenta pezzi d’argento” tradì Gesù identificandolo con un bacio in presenza dei soldati romani. Più tardi restituì il denaro e si suicidò. Tutto questo sembra davvero troppo da sopportare per i Pesci, tuttavia il punto è che i Pesci sono anche maestri di farsa e commedia.
Il Vangelo di Giuda, scoperto e autenticato recentemente, fornisce una visione alternativa. Questo testo descrive Giuda come un traditore strategico che agì su richiesta di Gesù. Secondo questo testo Giuda viene descritto come il discepolo più vicino a Gesù e l’unico in grado di comprendere davvero il lavoro di Cristo. Nel passaggio più controverso Gesù dice a Giuda, “Tu sarai al di sopra di tutti loro. Perchè tu sacrificherai l’uomo che mi riveste”. Per occhi convenzionali questo è tradimento, ma tra Gesù e Giuda è un accordo sacro. Una visione simile viene data nel romanzo di Nikos Kazantzakis, L’Ultima Tentazione di Cristo e nell’adattamento cinematografico di Martin Scorsese, in cui Giuda, come il più intimo amico di Gesù, compie il destino di Cristo di morire sulla croce e diventa il catalizzatore dell’evento che secondo la cristianità ha portato la salvezza a tutto il genere umano.
Nei Vangeli canonici Gesù dichiara “Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!” (Marco 14:20). Data l’accusa di “traditore” di Gesù, Giuda ha sicuramente avuto un terribile destino in questo mondo. Tuttavia la parola greca paradidomi, usata diverse volte nel Vangelo, il cui significato è in primo luogo “cedere, consegnare” o “trasmettere come pure rimettere a per prendersi cura di” e secondariamente “tradire”, viene tradotta “tradire” solo in relazione a Giuda e “cedere, consegnare” in tutte le altre circostanze.
Il punto per me in questo caso non è alimentare futili controversie riguardanti la riabilitazione di Giuda. Dopo tutto anche la Chiesa Cristiana tradizionale ammonisce di non demonizzare la malizia di Giuda. “Egli è stato scelto da Cristo per essere uno dei dodici. Questa scelta, può essere detto in modo sicuro, implica alcune buone qualità e il dono di grazie non da poco.” (The Catholic Encyclopedia). Lo scopo qui è esplorare umilmente la natura intima dei Pesci. Poiché rappresenta la parte finale del viaggio mi aspetto che, almeno per quelli di noi che sono ancora sulla via del ritorno, qualcosa di molto misterioso e incomprensibile possa accadere a questo punto.
Nei Pesci deve esserci un passaggio verso la disintegrazione, una zona “Polvere sei e polvere ritornerai”, che potenzialmente può liberarci infine dalla percezione della separazione. Qui l’ego può senza dubbio disintegrarsi, annientando ogni traccia di paura e dolore, e svelando l’immacolata realtà dell’amore. Tuttavia, se crolliamo per il terrore che quella disintegrazione apparentemente implica, può accadere radicalmente l’opposto, come essere inghiottiti ancora una volta dall’ego e riciclati nel mondo separato.
Il bacio di Giuda sta all’ingresso dei Pesci, una soglia d’inevitabile dissoluzione, che rappresenta sia il culmine della miseria sia il trionfo dell’amore. L’ego è destinato al dolore, alla paura e all’auto-distruzione, ed è ciò che continua a riciclare ripetutamente. Sulla soglia finale dei Pesci affrontiamo il culmine di questa paura. Qui possiamo soccombere soli nella paura più profonda, fornendo concime al mondo separato, o trovare solido rifugio nel Dio amorevole, svegliandoci al vero mondo. In ogni caso, il mondo separato non sarà mai in grado di cogliere il mistero di questa zona cruciale. Qui ci abbandoniamo alla genuina totalità del nostro essere, e anche se il mondo ci maledice o ci santifica, se siamo celebrati come salvatori o condannati come traditori, troveremo rifugio nell’Amato e sveleremo infine il vero desiderio del nostro cuore.
Dio è un mistero, e la vita, come ognuno di noi, è pure un mistero. Tutto quello che dobbiamo fare è permettere al mistero di rivelarsi e lasciare che ci sia. Così permettiamo a Dio di essere Dio, e accettiamo di stare alla sua presenza, e alla presenza di chiunque ci circonda, inclusi noi stessi. Quest’attitudine si sviluppa attraverso la pratica regolare, distaccandosi provvisoriamente e ripetutamente dal dramma della realtà consensuale. La chiamata finale dei Pesci è diventare completamente svegli al mistero, rivelare noi stessi perdendoci nella totalità dell’esistenza, per scoprire la nostra parte decisiva in questa totalità, e ricevere infine il Bacio di Dio.
"Mo' tutti quanti con "Giuda traditore", "Giuda traditore". Si devono conoscere prima i fatti, eh? Giuda avrà avuto una ragione per fare una cosa del genere, no? - Eh no, per soldi.
- Eh, per soldi, e non è una ragione, scusa? Basta che lo facevano
nascere ricco e già si evitava tutta questa ammuina, 'sta cosa,
l'uccisione, o' tradimento, lasciamo stare, cioè perchè... quando uno
non conosce la gente... non mi piace giudicare. Perchè metti... cioè tu
hai bisogno... 'sti trenta denari, quanto potevano essere, mettiamo
due-trecentomila lire, quattrocento, non lo so, però avrà messo a posto
le cose sue. Metti che andava a casa e la moglie ogni volta "Giuda, tu devi andare a lavorare. Giuda, 'o padrone 'e casa, la luce, l'acqua" per dire "o telefono..." "Tu non porti più soldi a casa!" Si è visto i trenta denari in mano e ha detto "Ma che me ne importa! Adesso metto a posto la famiglia." (Massimo Troisi, nato il 19 febbraio 1953, Sole in Pesci, Luna in Toro, Ascendente in Sagittario)
© Franco Santoro, info@astroshamanism.org
Immagine: Giotto di Bondone, "Il bacio di Giuda"
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