Giudizio universale (particolare), Michelangelo |
Una tipica caratteristica della mente separata consiste nel creare problemi, elaborare giudizi e critiche, lamentarsi
sia di se stessi che degli altri.
Un’utile pratica di guarigione a tale proposito è astenersi dal giudicare.
Trascorri una giornata intera astenendoti dall’esprimere e dal pensare giudizi,
critiche o lamentele nei confronti delle persone o delle situazioni che
incontri.
Concediti la possibilità di passare questo giorno nell’accettazione
totale di ogni cosa o persona con cui hai a che fare, sia nei tuoi pensieri che
nella realtà concreta.
Non importa se fai questo con convinzione o fingendo.
Comportati come un attore. Gioca con questa tecnica. Puoi continuare a
praticarla per 21 giorni, un giorno sì e uno no oppure anche quotidianamente.
Non occorre che tu adotti l’astensione dal giudizio in ogni momento. Si
tratta di una tecnica o strategia. Basta solo la volontà di provare a fare
qualcosa di diverso per un po’ di tempo.
Se fino ad ora hai dedicato buona parte
delle tue energie alla ricerca di responsabilità e colpe negli altri, senza
concludere nulla di buono, cosa hai da perdere? Al massimo perderai il malumore
e il rancore che ne è sempre derivato.
Osserva quello che ti succede quando
cessi di sprecare energia alla ricerca di errori o difetti negli altri.
Concentrati invece su ciò che vedi di buono e bello, sia all’esterno che dentro
di te.
Ricordati che ciò che vedi negli altri è quello che scegli di vedere. La
consapevolezza del tuo ego riguardo gli errori di altri ego non è un tipo di
pratica consigliata nel lavoro spirituale. Per l’ego è perfettamente lecito
mettere in evidenza gli errori. Gli errori appartengono all’ego e la loro
correzione procede mediante il rilascio dell’ego.
“Quando un fratello si comporta
in modo folle, puoi guarirlo solo percependo in lui la sanità mentale. Se
percepisci in lui i suoi errori e li accetti, stai accettando I tuoi. Se vuoi
dare i tuoi errori allo Spirito Santo, devi fare lo stesso con i suoi. A meno
che questo non diventi l’unico modo con cui tratti tutti gli errori, non potrai
capire come tutti gli errori vengono disfatti." (Un corso in miracoli, Testo, pp. 186)
Quando iniziai ad usare la pratica di astensione dal giudizio, mi resi ben
presto conto di non sapere più di che cosa parlare con la gente. Mi accorsi che
la maggioranza assoluta delle mie conversazioni erano basate sul giudizio o la
lamentela verso qualcosa o qualcuno. Poteva trattarsi del governo, la chiesa, i
vicini, il lavoro, la salute, gli amici, me stesso, ecc.
L’astensione dal
giudizio equivaleva quindi a rimanere in silenzio. Mi sorprendeva notare questo
sia in me stesso che negli altri. Era pure stupefacente scoprire quanto
benefici erano gli effetti dell’astensione.
Quando smetto di criticare e
giudicare gli altri, accettandoli per quello che sono, senza cercare di volerli
diversi a tutti i costi, comincio allo stesso tempo ad accettare me stesso.
Spesso le critiche più severe, non riuscendo a trovare espressione in maniera
diretta, si travestono attraverso battute ironiche ed osservazioni scherzose.
E’ un modo per evitare l’imbarazzo di una comunicazione diretta. Tale modalità,
sebbene non aggressiva od offensiva, non fa alcuna differenza ad un livello
inconscio e sottile. L’inconscio non sa riconoscere l’ironia e non possiede
alcun senso dell’umorismo. L’inconscio inoltre non conosce il senso di
separazione e non sa distinguere i pronomi personali, per cui quando critico o
giudico qualcuno, esso si limita a riconoscere che sto impiegando parole poco
piacevoli e le considera come rivolte sia agli altri che a me.
Per rendere più
completa la pratica di astinenza dal giudizio, rinuncia anche a lasciarti
coinvolgere in tutte quelle situazioni che favoriscono la lamentela. Evita di
partecipare, anche solo passivamente, a discussioni o pettegolezzi fondati
sulle critiche.
Può essere utile, a questo proposito, astenersi, almeno per un
giorno, dal guardare la televisione, ascoltare la radio o leggere il giornale.
Questi mezzi sono generalmente usati per diffondere cattive notizie e per fare
proliferare lamentele e malcontento. La maggior parte dei notiziari e delle
cronache sono colmi di informazioni su processi, delitti, incidenti, problemi,
sciagure. Ciò contribuisce ampiamente a riciclare forme pensiero negative, e a
rafforzare l’idea che occorre ricercare dei colpevoli per ciò che esiste di
male nel mondo.
Un altro esercizio è quello del registro
delle lamentele. Come negli alberghi di alta categoria, può essere utile
predisporre un’apposita cassetta o registro onde riportare le tue lamentele.
Nell’albergo in cui lavoravo esisteva proprio un registro di questo genere. Si
trattava di una formalità ormai da qualche tempo in disuso, tanto che il
registro era rintanato tra le carte degli scaffali e la maggior parte dei
colleghi nemmeno sapeva della sua esistenza. Tuttavia le lamentele da parte dei
clienti erano abbastanza frequenti e rendevano spesso il clima irrequieto. In
una di tali occasioni, così per scherzare, decisi di riesumare il vecchio
registro. Dopo averlo spolverato, lo riposi in bell’evidenza sul banco. Il suo
effetto fu sconcertante e immediato. Era come un magnete in grado di attirare
su di sé ogni rancore.
Non era essenziale che il cliente riportasse le sue
ragioni sul registro. La sua sola presenza sul banco era sufficiente ad inibire
le lamentele. In questo modo si lasciava spazio solo ad un’esposizione civile
dei problemi che trovavano poi rapide ed efficaci soluzioni.
Per alcuni mesi
provai ad introdurre questa pratica nella mia stessa vita. Quando ero
insoddisfatto o preoccupato o provavo ansia per qualcosa, documentavo le mie
ragioni su un apposito registro. Fatto questo, cercavo, talvolta con molta
fatica, di lasciar perdere il problema nella convinzione che una fantomatica
autorità avrebbe preso i provvedimenti opportuni.
L’opportunità di questa
evenienza si verificava alla fine di ogni ciclo lunare, allorché decidevo di
rivedere quanto avevo riportato nel registro. In quelle occasioni mi resi conto
che la maggior parte dei problemi che, nel momento stesso in cui si
manifestavano, parevano questioni di importanza vitale, si rivelavano essere
invece inezie di poco conto oppure si risolvevano spontaneamente nel corso di
pochi giorni.
"Scelgo di vedere l’assenza di peccato di mio fratello. Il
perdono è una scelta. Non vedo mai mio fratello così come è, perché questo va
ben oltre la percezione. Ciò che vedo in lui è semplicemente quello che io
desidero vedere, perché rappresenta quella che io voglio sia la verità. E’
soltanto a questo che reagisco, per quanto invece io possa sembrare spinto da
eventi esterni. Scelgo di vedere ciò che voglio vedere, e questo vedo, e
soltanto questo. L’assenza di peccato di mio fratello mi mostra che voglio
vedere la mia. E la vedrò, avendo scelto di vedere mio fratello nella sua santa
luce
(Un corso in miracoli, L472).
Estratto da: Franco Santoro, Astroshamanism Book Two, The Voyage through the Zodiac, Findhorn Press
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