Gli articoli di questa serie sono semplicemente una panoramica introduttiva sull’argomento.
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“Siamo tutti morti in licenza” (Eugene Levine)
Il segno dello Scorpione è
tradizionalmente associato con la Morte , il tredicesimo Arcano
Maggiore nei Tarocchi di Rider Waite e
nella maggior parte dei mazzi. La carta rappresenta una figura scheletrica, la
personificazione della Morte, ricoperta
interamente da un’armatura nera mentre cavalca un cavallo bianco, come
nell’Apocalisse 6:8 “Ed ecco mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava
si chiamava Morte e gli veniva dietro l’Inferno. Fu dato loro potere sopra la
quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste
e con le fiere della terra.”
La figura scheletrica sembra
cavalcare piano, mentre sorregge uno stendardo con una rosa mistica, simbolo di
vita, scavalca il corpo di un re, mentre una fanciulla e un bambino cadono
davanti al cavallo, e un vescovo sta in piedi aspettando la fine con le mani
giunte. Malgrado la loro diversità tutti gli esseri umani sono uniti da un
comune destino di morte, un tema conosciuto come la Danza della Morte,
graficamente raffigurato in molte chiese medievali iniziatiche, come la Cappella Rosslyn,
nella quale la morte era mostrata ugualmente trionfante su individui di ogni
classe ed età. Il sole sorge sullo sfondo della carta tra due pilastri, che è
anche una rappresentazione della carta seguente, la Temperanza.
La morte, insieme al sesso[i]
e ad altri temi Scorpione, è indubbiamente la più fraintesa di tutte le
esperienze. È anche l’elemento più significativo di ogni processo sciamanico
iniziatico. Nonostante l’abbondante fioritura di corsi e seminari sullo
sciamanesimo, l’insegnamento cruciale e sine qua non in questo regno si
sviluppa unicamente attraverso la diretta connessione con lo Spirito, causato
generalmente da un confronto con la morte attraverso una grave malattia o altre
minacciose situazioni della vita. Queste esperienze operano come test
iniziatici, massicci processi di rilascio, e possono anche verificarsi
continuativamente durante la vita dello sciamano. Quando l’apprendista riesce a
sopravvivere a tali prove, il passo successivo implica l’addestramento
direttamente dallo Spirito. Tuttavia non c’è modo che questo possa accadere, a
meno che l’apprendista non accetta di morire alla sua precedente identità e
affrontare pienamente l’archetipo della Morte. Questo processo lascia un
marchio esclusivo su tali individui, che può essere percepito e compreso da
anime gemelle, sebbene generalmente causa paura e altre reazioni sfavorevoli
nelle persone ordinarie.
Il mondo ordinario e tutte le realtà
governate dall’ego odiano la morte perché segna l’annullamento di tutti i loro
sogni illusori. Morte e malattia possono essere dolorosi, tuttavia, come scrive
Alan Watts “quello che li
rende problematici è che sono vergognosi per l’ego. È la stessa vergogna che
proviamo quando siamo colti in fallo, come quando un vescovo viene scoperto con
le dita nel naso o un poliziotto in lacrime. Perché l’ego è il ruolo, la
‘finzione’, che il proprio sé interiore è permanente, che ha il controllo
dell’organismo, e che mentre ‘ha’ le esperienze non ne è coinvolto. Dolore e
morte svelano questa finzione perché la sofferenza è quasi sempre accompagnata
da un senso di colpa, una sensazione che è ancor più difficile spiegare quando
la finzione è inconscia. Da qui l’oscura ma potente sensazione che non si
dovrebbe soffrire o morire…”[ii]
La Morte, collegata anche con il
numero 13 e la relativa Triskaidekaphobia,
è spesso percepita come una delle carte più terrificanti. Tuttavia è così solo
quando ci conformiamo a una percezione illusoria della realtà basata sulla
negazione e sul condizionamento dell’ego. La morte fa parte di un importante
processo naturale che si manifesta ciclicamente in tutti gli aspetti della
vita, e che apporta trasformazione, rinnovamento e guarigione. La carta della
Morte annuncia semplicemente questo. Potrebbe segnalare il momento di
completare qualcosa, includendo anche l’emergere di nuove cose da cominciare.
Questo mi rammenta la canzone di Mike Scott, suonata tradizionalmente alla fine
della Settimana
di Esperienza alla Fondazione Findhorn, che dice “questa non è la fine, è
appena l’inizio.”
La carta della Morte annuncia un
imminente e radicale sgombero, la conclusione di una routine o una modalità
familiare. Piuttosto che il processo di trasformazione stesso, questa carta
indica il momento esatto in cui lasciamo andare vecchi modelli e ci apriamo
alla trasformazione. Questo può apparire crudele o senza possibilità di
appello, tuttavia spesso è una benedizione mascherata, in grado di provocare
una grande trasformazione nella vita, una luminosa rinascita che il soggetto
non avrebbe mai sperimentato senza l’intervento di una situazione drastica. La
rosa bianca sullo stendardo è una rappresentazione di rinascita ed è presente
per onorare l’atto del rilascio, del perdono. Questa carta fornisce un notevole
supporto nel dissipare qualsiasi forza nociva o predatoria che blocca
l’avanzamento dell’anima nel suo luminoso viaggio. È una carta di fiducia
perché implica arrendersi a un cambiamento importante e a una perdita
apparente, confidando in un bene più grande che arriverà come risultato. La
meditazione e i viaggi sciamanici sulla Morte possono consentirci di guadagnare
maggiore consapevolezza su tutto questo, intensificando la guarigione del
processo di rilascio e preparandoci ad accogliere i doni che seguiranno.
“Lo sciamano in te vive
quotidianamente con il senso della morte, mentre il resto di te lotta con il
pensiero deprimente che la vita presto finirà. Penso che sia come dice lo
sciamano: solo il senso della morte imminente ti scuote a staccarti dai tuoi
momentanei attaccamenti e paure, dal tuo interesse nei programmi che hai fatto.
E così lo stregone saluta la morte come la fine di uno stile di vita che da
lungo tempo ha esaurito la sua energia. Lo sciamano trova trasformazione ed
estasi, non tragedia e fallimento, nella morte.”[iii]
La morte ci sfida a fermarci e ad
espandere i nostri orizzonti. Spesso questo è causato da momenti di avversità,
fondamentalmente quando siamo forzati a porre fine a certi schemi meccanici
nella vita. La concentrazione principale nella vita di tutti i giorni è sul
fare. Continuiamo a correre di qua e di là per fare qualcosa finché siamo
costretti a fermarci da una malattia o dalla morte. Per questo per molte
persone l’unica opportunità di smettere di fare e cominciare ad essere si
presenta quando sono messi a confronto con situazioni in cui sono in pericolo
di vita. Il paradosso è che oltre la tragica e spaventosa percezione ordinaria
della morte, esiste uno spazio dove le cose sono molto più semplici e serene.
Se moriamo o affrontiamo una morte imminente, tutte le nostre responsabilità e
gli obblighi immediatamente svaniscono. Ci fermiamo e ci focalizziamo
sull’essere, mentre il mondo continua ad essere occupato a fare. Prendendo di
proposito tempo per morire, mentre siamo ancora in vita, diventiamo più vivi
nel presente. Per esempio, puoi provare a fermarti proprio adesso, diventando
consapevole del tuo respiro, come se stessi esalando i tuoi ultimi respiri.
Prendere del tempo regolarmente per
meditare o viaggiare sciamanicamente ci consente di imparare l’arte guaritrice
della morte, fermarci e connetterci con la nostra natura multidimensionale, che
è invero l’unica parte in noi che può superare la morte, che continua a vivere
mentre ogni altra cosa svanisce, così la
Morte arriva sempre come un banco di prova dei nostri pensieri, emozioni e
intenzioni, da quando AFS Bogus dice, “sol chi non si defila dinanzi alla morte
è persona verace”[iv]
[i] La citazione in questa nota non è
necessariamente collegata all’articolo, credo tuttavia che sia ok, considerando
che solo l’1% dei lettori guarda le note. “La morte è una delle poche cose che si
possono fare facilmente restando distesi. La differenza tra sesso e morte è che
la morte la puoi fare da solo e nessuno ride di te” Woody Allen
[iv] AFS Bogus, “Letter to Francesko Saint”, 2 novembre 1986
in Provordo Etnai Pratinindhe
Pradhikara Southern Europe Archives,
year 1986
Per l'articolo originale in inglese clicca qui.
© Franco Santoro, Findhorn Foundation Cluny Hill, Forres IV36 2RD, UK, info@astroshamanism.org
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