mercoledì 2 novembre 2011

Morte e Antenati (di Franco Santoro)


Un guerriero si considera già morto e quindi non ha nulla da perdere. Il peggio gli è già accaduto, e lui è lucido e calmo. (Carlos Castaneda)

Con il termine antenati identifico qui sia tutti i parenti e ascendenti di sangue vicini e lontani, che tutti gli esseri che sono vissuti sulla Terra, la galassia, l’universo e quel che esiste oltre.

Ebbene si tratta di un bel po’ di gente!

Alcuni sono antenati prossimi e altri remoti. Eppure ognuno di loro fa parte del grande puzzle, di cui la mia consapevolezza ordinaria rappresenta solo un minuscolo frammento.

Gli antenati possono essere in relazione con quelle che per taluni concepiscono come vite passate o collegati a figure storiche o mitologiche verso cui sento attrazione o repulsione.

Il ruolo di antenato può essere esteso a esseri divini e mitici, animali, vegetali e perfino minerali,  luoghi geografici e qualsiasi corrispondenza di segno astrologico.

Nelle tradizioni di molte popolazioni e in ogni cultura sciamanica gli antenati vengono onorati con estremo rispetto. Un periodo ideale per tali celebrazioni è quello dell’autunno ed in particolare i giorni sotto il segno dello Scorpione.

Gli antichi erano assai coscienti della presenza degli antenati e ogni loro decisione veniva presa mediante una consultazione con essi.

Quando ci rivolgiamo ai nostri antenati ci relazioniamo con le più antiche parti di noi stessi. In tali momenti possiamo recuperare immagini, eventi, memorie e situazioni capaci di aiutarci a comprendere chi e cosa siamo ora. In codesto modo diventiamo consapevoli di essere un prodotto di un passato che non è affatto limitato al periodo della nostra vita fisica.

Se intendiamo esplorare il passato in maniera autentica e collegarci con le nostre radici, è essenziale che siamo disponibili ad includere tutto, in particolare quelle persone o situazioni che tendiamo a non riconoscere.

Gli antenati, se da un lato possono donare supporto, dall’altro sono anche portatori di forti rancori e di modelli distruttivi che continuano ad essere tramandati di generazione in generazione.

Questi rancori sono alla radice dei problemi di relazione presenti ed è nostro compito procedere alla loro guarigione con la consapevolezza dell’antico retaggio da cui emanano.

Quando tra amanti, amici, parenti, colleghi e anche tra persone incontrate casualmente si creano forti conflitti e tensioni, la realtà è che si stanno producendo le stesse condizioni che in un’epoca remota apportarono separazione e miseria.

Queste condizioni si ripropongono onde essere corrette e guarite, al fine di offrire un’altra prospettiva fondata sull’unità e non sulla separazione.

Tali accadimenti, per quanto talvolta penosi, sono stati per me di estrema importanza poiché mi hanno posto di fronte alla possibilità di invertire la tendenza, di perdonare, ed aprire così un varco dimensionale con effetti incredibili non solo su me stesso, ma anche sulle generazioni presenti e future.

In vero ciò di cui maggiormente abbiamo a tenere conto è il fatto che passato, presente e futuro hanno valore solo nel ristretto ambito della modalità di gioco tridimensionale in cui transita solo un esile frammento della nostra natura.

Allorché procediamo verso ulteriori dimensioni, ecco che il tempo addiviene un percorso ufficiale lungo il quale possiamo spostarci e incontrare coloro che dimorano in quel che nel precedente contesto permane inaccessibile.


“Una società che onora i suoi antenati onora anche i suoi discendenti; prende decisioni tribali ed effettua cambiamenti sociali con cautela, poiché ciò avrà un’influenza non solo su una, ma su molte generazioni; dona umiltà e altruismo ai suoi leader; riconosce la saggezza o la futilità delle azioni passate e non ne ripete gli errori; alimenta l’economia con risorse naturali ed un uso saggio della terra. Al contrario, la nostra società lascia ai suoi discendenti un’eredità di paura fondata su una mancanza di riguardo sia per il passato che per il futuro. [...] Nella nostra cultura, tendiamo a temere gli antenati perché i morti sono considerati invidiosi delle nostre vite e pronti a derubarci in qualunque modo della nostra vitalità”.[1]   


Uno strumento musicale ideale per chiamare gli antenati sono le claves. Si tratta di due bastoncini di legno duro (generalmente legno di rosa) percossi tra di loro. Essi ricordano le ossa degli antenati e invitano anche a porre fine alle antiche tradizioni di odio e follia che sono tuttora presenti nelle nostre vite.

Oh possa tu essere colui che porterà il buono, il vero e il bello del tuo lignaggio di famiglia; oh possa tu essere colui che porrà fine ai modelli distruttivi della famiglia e della nazione (Antica canzone ancestrale)


[1] Caitlin Matthews, Singing the Soul Back Home, citato in Mattie Davis-Wolfe; David Thomson, “Roots - Lesson #3”, p. 22, in Walking the Sacred Wheel: Second Year’s Journey of Initiation Around the Sacred Wheel,  Teacher/Leadership, Sacred Circles Institute, 1995.

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